La Luce E L’Ombra

Da dove mi viene questa insanabile malinconia? La sensazione d’avere perduto, qualcosa di meraviglioso, forse la stessa capacità di meravigliarmi. Sin da bambino ho avvertito una vibrazione dentro a me, senza sapere cos’è.

Ho vissuto in distonia, con la vita stessa, ho costruito e distrutto, ideali, e filosofie, dentro a me. Ho cercato accettato e rifiutato. Sono stato spiritualmente evoluto e sprofondato nel caos. Ho creduto nel Dio cattolico, poi in un Dio Cristiano, poi nelle divinità induiste, poi nell’illuminazione Buddista, mi sono appassionato nel Tao, ho pianto nella mistica della grande Madre nordica, le Rune, i simboli alchemici, ho navigato in un mare denso di profetiche illusioni. E ora, sono qui, vuoto.

La civiltà in cui aggrappato mi trascino come un morto vivente, mi ha insegnato che Dio non esiste, ma esiste una spiritualità formale, legata non al divino, ma al rituale che dovrebbe portare al divino, ma che in realtà è autarchico. E questo in tutte le correnti più o meno mistiche che ho frequentato.

Ma questo vuoto, non si colma. A volte penso sia la mancanza dei miei cari, a volte credo sia l’insoddisfazione artistica, altre la mancanza di denaro e quindi la visione di un futuro precario. Il vuoto non si colma mai. Baci carezze, abbracci, lo allontanano per un istante, ma poi ritorna lo sgomento. Come la sensazione di avere perduto irrimediabilmente la via di casa.

Un vecchio mi diceva che se esiste il pensiero di Dio, significa che non si sa com’è, ma Dio esiste. Poiché l’essere umano non è in grado d’inventare un idea dal nulla. Filosofi, scienziati persone di tutti i tipi si sono posti la domanda: Esiste una qualche divinità?

Da questa nostra esigenza mistica, , tutta una miriade di chiese è sorta, ed il potere ha usato come arma la nostra innata propensione. Sarebbe sufficiente leggere il messaggio profondo di ogni fede, per rinnegare tutte le religioni. Il rituale ha fagocitato la ricerca.

So del bruco, che deve morire perché esploda di luce la farfalla, so che la pena sovrasta le colline, e si dipana come tela tessuta da un dio malvagio, che acceca cuori e disgrega empatia.

So dell’immenso che si stende dentro e attorno, una luce sottile che perfora il buio più intenso. So del sentire profondo di brividi lungo la schiena, dell’estasi della ricerca. Tutto questo lo so, anche se mi maschero con pragmatica faccia, e fingo cinismo che non mi appartiene.

So che mia Madre ha pianto lacrime salate, ed infinita la mia impotenza nel vederla scemare come l’ultimo sole all’orizzonte, so delle mani rosse di mio Padre, e del suo senso di colpa per il poco cibo sulla tavola imbandita. So della musica di sere stellate, violini e fisarmoniche e chitarre sorridenti e bambini danzanti in piccola casa di luce nell’ombra.

So del canto dell’agnello ed il sussurro della folaga, e del macero a primavera, so del mare veleno di sangue che accoglie anime disperate e della mia fragile dimenticanza. So del partire in cerca di pane, lo so sulla mia pelle della lingua sconosciuta, del cartone come giaciglio, del pianto accorato, del ritorno lontano.

So dell’energia prima che riveste ed investe ogni molecola, rendendoci uguali nella danza degli atomi, minuscoli sistemi solari.

Io non so se esiste un qualche barlume divino, ma so che voglio tendere al divino, liberando la mia esistenza da ogni malevola energia. E so che siamo talmente piccoli visti dal cielo, come formiche che s’affrettano correndo verso un nulla disarmante. E pur essendo così piccoli siamo convinti di avere già capito un universo infinito in espansione. Sono anarchico anche nella fede, per questo ogni religione mi pare un insulto all’intelligenza e all’armonia. Le religioni monoteiste ancora di più.

Ora so che il punto di non ritorno è vicino, forse, come affermano alcune leggende, la civiltà umana si è già quasi estinta altre volte, e poi rinata, ma sempre con la tendenza all’autodistruzione. 

La memoria pare essere morta, nessuno vuole rammentare il passato, forse per non vedere quanto siamo lontani dalla via.

So che comunque continuerò a cercare chicchi di luce nel buio, so che dispenserò le mie energie, per creare lampi di luce, anche se per farlo dovrò parlare dell’ombra che avanza. So che in questo ho compagni di viaggio, amanti del bello e del sublime, so che illuminarsi d’immenso è divino, e so che noi siamo assetati di divino.

Tutto questo è uno splendido sogno, un utopica speranza, l’utopia mi scorre nelle vene, ed in questo preciso momento di marcio che dilaga che si tinge di nero, che parla di economia globale, di territorio e di radici, il marcio senza lungimiranza che azzanna la memoria come lupo canceroso, che dire nomi non ha senso, poiché esistono da sempre i portatori di peste, gli untori. Come fermarli? Cercando la luce? Vestendoci a nostra volta di ombra, diventare ombra? Ma non li avremmo fatti vincere se ci trasformassimo come loro in ombra?

Io so che farò, dirò no ad ogni intolleranza, no al consumismo, all’economia globale, no al cancro nero, griderò, canterò, poeterò, e se occorre m’illuminerò d’immenso!  

La poesia salverà il mondo?

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